Laura e Marco: separati da due anni, hanno Mei in affido da 9 anni. Laura vive con Mei e sua figlia Francesca (avuta da un precedente matrimonio) in un paese nella provincia viterbese. Marco vive a Monterotondo. Si incontrano regolarmente e la separazione non ha inciso in alcun modo sull’equilibrio affettivo familiare.
Tre aggettivi per descrivere la vostra famiglia
Composita, coraggiosa, amorevole.
Raccontateci la vostra ultima esperienza di affido
Abbiamo conosciuto Mei 9 anni or sono. Aveva 8 anni ed era stata inserita in un istituto di accoglienza da circa un anno; di quel periodo ancora conserva un buon ricordo: gli operatori e le suore hanno fatto il possibile per favorire l’inclusione della bambina nel gruppo, nonostante l’eterogeneità degli ospiti e le oggettive difficoltà di alcune/i di loro. Il suo babbo era ed è tuttora impegnato in lunghi viaggi in Cina e vive a Roma, in una situazione difficile da immaginare per noi italiani, non difforme, tuttavia, da analoghe situazioni che vedono convivere molti nuclei familiari sotto lo stesso tetto. In Cina funziona così, mi dicono. E’ comunque un uomo disponibile e a suo modo affettuoso, che incontriamo abbastanza regolarmente ed al quale Mei è molto legata. Mei desiderava e tutt’ora desidera essere una ragazza italiana alla pari delle sue coetanee e lotta con caparbietà e determinazione per affermarsi negli studi e nel gruppo dei pari. Ha compiuto enormi sforzi per emanciparsi dalla sua infanzia “irregolare”, fatta di continui trasferimenti e cambi di città, scuola, casa, amici. Ha dunque messo impegno e motivazione ogni giorno, da quando l’abbiamo conosciuta, per stare con noi in armonia; è un’adolescente in piena regola, irrequieta e a volte intrattabile, ma dimostra sempre amore e gratitudine e compie esercizi funambolici per affermarsi, come persona e come studentessa. Io ho già una figlia da un precedente matrimonio (il mio primo marito è morto in un incidente ancora molto giovane): con Francesca, Mei è riuscita ad instaurare un buon rapporto, grazie alla disponibilità di entrambe e all’incredibile capacità di adattamento di quest’ultima. Hanno purtroppo sogni e interessi molto diversi…ma tant’è, succede anche nelle famiglie “regolari”. Mei è stata da subito con noi a tempo pieno; ha una sua camera alla quale tiene moltissimo, invita spesso amici ed amiche, è vulcanica e piena di risorse. Mi somiglia molto, moltissimo e questo mi piace e mi riempie di orgoglio.
Cosa significa per voi essere genitori affidatari?
Amare senza condizioni, accogliere e comprendere nostra figlia, essere porto sicuro dove tornare e da cui partire.
…un momento in cui l’esperienza di affido vi ha resi più forti e solidi come famiglia.
Ogni giorno la vita ci conferma la bellezza di questa scelta. Ciò che trovo speciale è proprio la quotidianità: la nostra cucina italo-cinese, le bacchette insieme alle forchette, lei che mi somiglia a dispetto della genetica, il nostro cane che l’ha scelta come padrona, discutere animatamente e fare pace, la sua resilienza che l’ha fatta resistere anche ai momenti più difficili e lei che è il collante della nostra famiglia, anche ora che Famiglia per lo Stato non siamo più.
Consigliereste l’affido? Perché?
Certo. Lo faccio continuamente, pur incontrando molte resistenze. Io desideravo una figlia (non potevo più averne) e Mei desiderava una mamma. A volte i bisogni si incontrano, semplicemente, ed è bellissimo. Poi è anche complicato, faticoso, impegnativo, perché i figli, naturali o meno, ci mettono continuamente di fronte ai nostri limiti e alle nostre debolezze, dandoci però la possibilità di crescere ed essere migliori.