È dal gennaio 2017 che alcune famiglie hanno rilasciato innumerevoli dichiarazioni alla stampa relative la presunta truffa, a loro avviso, perpetrata da ENZO B nei loro confronti. In tutti questi mesi, alcune in particolare, non si sono limitate ad esprimere dubbi e perplessità, ma hanno reiterato affermazioni basate su menzogne e falsità o mezze verità, peraltro facilmente smentibili, anche a fronte dei documenti in nostro possesso.
Famiglie che si sono fatte strumento, consapevole o inconsapevole a questo punto poco importa, di interessi e collusioni che stanno distruggendo il sistema italiano delle Adozioni Internazionali e che, sempre più spesso, si fanno scudo della sofferenza delle coppie per diffondere notizie parziali, faziose o palesemente false per tutelare uno status quo che è ormai divenuto indifendibile.
Come nel nostro stile ci siamo finora astenuti dal procedere per vie legali nei riguardi delle famiglie immaginando la sofferenza derivante da un percorso adottivo divenuto negli ultimi anni sempre più difficile. Ma poiché ancora di recente una famiglia in particolare ha deciso di esternare nuovamente le sue convinzioni, consapevole e non può che essere così, di mentire, ci vediamo costretti a tutelare il buon nome della nostra Associazione anche attraverso le vie legali. Abbiamo quindi depositato una denuncia sia penale sia civile richiedendo un equo risarcimento dei danni, non potendo più tollerare che la nostra attività venga messa a rischio da affermazioni infondate e offensive. Affermazioni che, tra l’altro, così bene si sposano con le posizioni di chi ci attacca a causa delle nostre denunce delle zone d’ombra del sistema delle Adozioni Internazionali in Italia e all’estero.
Lo abbiamo più volte ribadito: non scambiate la nostra riservatezza con l’accondiscendenza né con la remissività. Lo avevamo preannunciato e da oggi ci tuteliamo non solo scrivendo e pubblicando fatti, numeri, notizie verificate e verificabili, ma anche chiedendo conto a chi in questi mesi ci ha diffamato di assumersene l’onere, perché anche la menzogna, prima o poi, “paga”.