Durante uno dei nostri webinar formativi, che teniamo ogni martedì, abbiamo affrontato quelle che sono le reazioni principali dei genitori durante l’incontro tanto atteso, quello con il vostro bimbo/bimba, e siamo partiti proprio dalle parole delle nostre famiglie.
È, ovviamente, uno dei momenti più belli di questo lungo percorso, ma vediamo, insieme a voi, anche le preoccupazioni, le sfide, i pensieri di chi ci è già passato.
Buona lettura.
“Gli facciamo un dispetto a portarlo via dal suo ambiente?”
Un papà, finalmente in partenza per l’Africa, ci fece questa domanda, preoccupato per la reazione del bimbo. Ci si immagina, per lunghi anni, il momento in cui si raggiunge l’orfanotrofio e si parla per la prima volta con il proprio figlio: a volte le fantasie sono felici, altre volte sono più timorose e la preoccupazione va per la maggiore. Si fa, quindi, un dispetto al proprio figlio ad allontanarlo dal suo mondo? Sappiamo che Il bambino ha i suoi amici attorno e tutte le sue conoscenze sono lì, ma, per quanto il piccolo sia sereno in orfanotrofio e abbia stretto legami, la risposta è no, mai. I bambini sanno che stanno per arrivare i genitori ed il loro sogno e principale desiderio è avere una mamma ed un papà: non aspettano altro che il giorno in cui voi li andrete a prendere. Certamente poi, la reazione del bambino varia da caso a caso, ma comunque quella è la risposta valida.
Capita spesso, comunque, che, come è ovvio che sia, restino molto vivi i ricordi degli amici dell’orfanotrofio: i vostri figli vi parleranno dei loro amichetti del cuore e del luogo dove sono cresciuti, magari con un po’ di sana nostalgia, ma è normale e non dovete pensare di avergli fatto un torto.
Nonostante quanto appena detto, comunque, alcune delle nostre famiglie, in ragione di questa profonda amicizia, si ritrovano un paio di volte l’anno, viaggiando da una parte all’altra d’Italia, per permettere ai bimbi adottati, che erano legati fin dall’orfanotrofio, di continuare a vedersi.
“Per loro tutto è nuovo”
Per voi sarà nuovo il fatto di avere un figlio, di essere non più una coppia, ma una famiglia. Per lui, oltre questo, qualsiasi cosa al di fuori delle mura dell’orfanotrofio è nuova: le auto, le moto, edifici grossi, il mare. Le prime reazioni alle nuove scoperte sono differenti da bambino a bambino, ma, nella nostra esperienza, abbiamo raccolto testimonianze comuni sull’incontro con alcuni elementi prima ignoti.
L’auto può incutere timore dal momento che è il mezzo in cui si è andati via dall’orfanotrofio e, quindi, potrebbe essere anche quello usato per riportarli indietro. Alcuni bimbi, una volta capito che non li riporterà in orfanotrofio, saranno talmente affascinati dall’auto che vi chiederanno di portarli in giro a zonzo.
Il mare (o anche la piscina): se c’è la possibilità, a seconda della disponibilità del paese e della sicurezza interna dello stesso, solitamente la gita al mare, o in piscina se l’hotel la possiede, è una tappa fissa per fare un’esperienze insieme. Molti racconti delle nostre coppie comprendono uno dei momenti come nuova famiglia nell’ambiente acqua: è una delle prime scoperte che fanno con voi e una delle prime prove che vi si presenteranno per dargli e darvi fiducia. Accompagnandoli in acqua per mano, piano piano, tornando indietro per riprendere coraggio e tornare verso la riva a passetti più sicuri, è come se iniziaste a muovere assieme i primi veri passi di questa nuova avventura.
Gli animali: in orfanotrofio i bimbi non sono abituati ad avere a che fare con gli animali, anche perché, molto spesso, nei Paesi di provenienza, gli animali sono davvero pericolosi. Risulta anche comprensibile capire perché non si consigli di accarezzare ragni, serpenti, cani randagi o coccodrilli! L’incontro con gli animali è quindi da pianificare laddove ci siano animali in casa, prima con video ed immagini poi, una volta in Italia, facendo vedere che l’animale non è pericoloso.
I Grandi Edifici: anche l’ingresso in città può creare un iniziale momento di disorientamento. Questo non perché nel Paese di provenienza non ci siano grandi edifici, ma perché questi si trovano soprattutto nelle città principali e quasi tutti sono situati nelle zone più ricche della città, quindi ben al di fuori della portata dei bimbi dell’orfanotrofio. Quando molte coppie hanno fatto il primo giro al centro commerciale nel Paese, per qualche compera, hanno testimoniato spesso il timore e il disagio iniziali dei bimbi, a causa dell’elevato numero di persone presenti e per l’incombenza della struttura.
“So che non ha 2 anni, ma la prendo il braccio e me la coccolo come se li avesse”
Questa è la frase di un nostro papà che raccontava la sua esperienza in uno dei nostri paesi Africani. Spesso i bambini adottati non sono piccolissimi, ma, sia da parte vostra sia da parte loro, si sente il bisogno di recuperare la dimensione di bimbo piccolo che si è persa. Dai racconti delle nostre famiglie questo regredire ad età più piccole è molto frequente negli incontri con i figli. Vorranno stare in braccio quasi sempre, anche quelli più timidi, e anche se sono alti e non dimostrano più 2 anni i genitori sentono il bisogno di fare sentire i loro figli dei pupetti. È un atteggiamento naturale da parte di entrambe le parti, andrebbe solo affrontato con un po’ di giusta misura. I bimbi hanno comunque la loro età e, una volta in Italia, dovranno confrontarsi con i loro coetanei, perciò si tratterà solo di trovare un giusto equilibrio tra le due esigenze!
“Avendo la bimba più grande, era come avere una persona in più con noi”
La frase è di una mamma che è stata da sola in Nigeria con la figlia, mentre il padre era tornato in Italia, come spesso accade a causa dei lunghi tempi di permanenza previsti da quel Paese, e ci viene ripetuta molto spesso dalle coppie. Molti genitori che hanno adottato un bimbo più grandicello hanno testimoniato come sia un’esperienza sotto alcuni aspetti diversa e più intensa, rispetto ai compagni di viaggio con bimbi più piccini. Non è né un bene né un male. Semplicemente è un’esperienza che pone sfide differenti, con una consapevolezza del bimbo che non è detto sia maggiore di quella dei più piccoli (che hanno comunque una profonda consapevolezza di ciò che accade), ma che magari è più articolata e richiederà solo un po’ più di tempo e pazienza per essere affrontata. Quello testimoniato da questa e da altre mamme è sicuramente un valore aggiunto: è stato un aiuto in più, una piccola amica con cui affrontare la lunga permanenza.
“Ho sentito subito che era mio figlio”
Comunissima frase condivisa dalle nostre coppie alla domanda “Come è andato l’incontro?”. Bisogna dire che ogni bimbo, come già sottolineato, ha le sue specifiche reazioni ed i suoi tempi, ma nel 90% dei casi si avverte un iniziale feeling, quasi immediato, tra genitori e bimbo.
Non bisogna comunque dimenticare che molto spesso la timidezza, l’iniziale timore, la volontà di mettere alla prova per essere sicuri dell’affetto e di non essere rimandati in orfanotrofio, possono portare qualche attrito la cui durata varia da bimbo a bimbo e da famiglia a famiglia. Non bisogna lasciarsi spaventare.
Per quanto possa essere difficile, dopo l’attesa già lunga affrontata prima della partenza, è importante “dare tempo al tempo”: ci sono bimbi affettuosi fin da subito, altri più timidi, bimbi che si aprono e raccontano da subito le proprie esperienze passate e altri più introversi, ma in ogni caso ci sarà sempre la loro fiducia da conquistare e un rapporto tutto nuovo da costruire e consolidare, quindi il consiglio, sia nostro sia delle famiglie che ci sono passate, è di non avere fretta ad affannarsi nel cercare per forza quel feeling iniziale che, tanto, è da costruire e che varierà innumerevoli volte nel tempo.
“In orfanotrofio non è stato bello vedere alcuni dettagli”
I bambini in orfanotrofio stanno tendenzialmente bene. Si può anche, un po’ paradossalmente, affermare che in Africa i bambini in orfanotrofio siano, sotto certi aspetti, più fortunati che fuori, per il fatto che mangiano ogni giorno, studiano e hanno accesso a cure. Per alcuni genitori è stato a volte sorprendente vedere quanto i bimbi siano effettivamente sereni. Altre volte, invece, per altri è stata una sofferenza notare alcuni dettagli della vita del proprio figlio e del luogo in cui è cresciuto. In alcuni orfanotrofi dell’Africa, ad esempio, i bimbi mangiano seduti per terra in cerchio e prendendo il cibo con le mani da un’unica grossa ciotola in mezzo al locale magari un po’ “spartano” e spesso bevono tutti quanti dalla stessa tazza. Può anche capitare, come normale nei Paesi centraficani, che i bimbi più piccoli siano gli ultimi a ricevere il cibo.
Per quanto ciò possa apparire lontanissimo da ciò a cui siamo abituati, il nostro consiglio è rimanere comunque rispettosi dell’ambiente in cui vostro figlio è cresciuto: l’incontro con vostro figlio è in fondo anche l’incontro con un’altra cultura. Sempre per restare sull’esempio delle bevande e dei cibi condivisi, per un africano è normale mangiare con la ciotola di cibo in comune al centro del cerchio dei convitati. Ugualmente normale è mangiare con le mani ed è molto strano mangiare senza condividere.
Senza bisogno di guardare troppo lontano, comunque, possiamo ricordarci che, in fondo, per la cultura Occidentale (e quella Italiana sopra tutte), ma anche per quella asiatica, il momento dei pasti è un momento di profonda condivisione. Il passaggio del cibo, poi, così come delle bevande è anche in Occidente, fin dall’antichità, un gesto di condivisione certo, ma anche e soprattutto di accoglienza e fiducia reciproca.
Vogliamo lasciarvi con un consiglio direttamente dai genitori adottivi di un bellissimo bimbo:
“Affidatevi al vostro istinto materno e paterno, non abbiate paura e fatevi guidare dai vostri figli, seguite i loro tempi e i loro ritmi. I bambini per natura reagiscono istintivamente alle situazioni senza filtri o preconcetti (come purtroppo facciamo spesso noi adulti), quindi se anche voi vi affidate in pieno al vostro istinto tutto sarà naturale e spontaneo e l’emozione sarà indescrivibile. Un’emozione che vi cambierà la vita per sempre!”
Alla prossima,
Staff adozione Enzo B