Sul rapporto tra famiglie adottive ed Enti Autorizzati si è acceso un dibattito pubblico per certi versi aspro, soprattutto su alcuni temi su cui occorre fare chiarezza: parliamo della natura dell’incarico e dei relativi costi.
UNA PREMESSA NECESSARIA
Fino a qualche anno fa una famiglia che intraprendeva il percorso dell’adozione internazionale poteva confidare su di un’alta probabilità di concluderlo positivamente. Non sempre senza dover affrontare situazioni complesse, ma con la certezza che, nella stragrande maggioranza dei casi, alla fine un bambino sarebbe diventato loro figlio. Negli ultimi anni questa certezza è diventata sempre meno tale. Il Mondo è cambiato e insieme a lui sono mutate profondamente le relazioni con molti Paesi d’origine dei bambini. Stiamo assistendo ad una generale diminuzione del numero delle adozioni internazionali e, purtroppo, non perché i bambini non vengano più abbandonati: magari fosse così! Le famiglie e gli Enti Autorizzati si stanno sempre più confrontando con le conseguenze di questa complessiva evoluzione: i tempi richiesti dalle procedure sono sempre più lunghi e sempre meno bambini vengono dichiarati eleggibili all’adozione da parte di coppie straniere da parte delle Autorità del loro Paese. Agli Enti Autorizzati è quindi affidato il compito di fare con diligenza quanto deve essere fatto perché la procedura adottiva raggiunga lo scopo di far incontrare un bimbo adottabile con una famiglia, ma non può dare alcuna garanzia che questo accadrà. E questa garanzia gli Enti non l’hanno mai data, solo che attualmente i tempi di attesa estremamente lunghi influenzano spesso in modo negativo il rapporto con le famiglie che si affidano a loro.
UN’OBBLIGAZIONE DI MEZZI, NON DI RISULTATO
Il mandato affidato da una famiglia ad un Ente Autorizzato produce in capo a quest’ultimo un’obbligazione di mezzi e non di risultato. Lo dice il buon senso ancor prima del il Codice Civile. Diversamente significherebbe attribuire all’Ente la capacità di procurare alla famiglia un bambino ad ogni costo. ENZO B richiama espressamente nel contratto di mandato proposto alle coppie tale natura del mandato medesimo e lo fa con la chiarezza e pragmaticità che da sempre lo contraddistingue, con l’intenzione di rendere chiaro che cosa ciò significa. Scriverlo espressamente o meno non muta o alleggerisce la natura del mandato per l’Ente, ma costituisce un elemento di trasparenza, tant’è vero che sono molti gli Enti Autorizzati che fanno altrettanto nella propria Carta dei Servizi quali, ad esempio, ASA, BAMBARCO, BRUTIA, CIFA, NOVA, Fondazione RAPHAEL e SENZA FRONTIERE per citarne giusto qualcuno. Ma cosa implica un obbligo di mezzi?
Obbligo di mezzi vuole dire che l’Ente è tenuto a porre in essere con diligenza tutte le azioni professionalmente e umanamente possibili e lecite per creare le condizioni affinché l’adozione possa essere realizzata nell’ambito della sfera d’azione che gli è propria.
Vuol dire che l’Ente deve mantenere in piena vigenza tutti i propri requisiti soggettivi necessari previsti dal Paese d’origine quali, ad esempio, l’accreditamento eventualmente richiesto dalle Autorità locali. Vuol dire che entrambe le parti (Ente e Famiglia) sanno di dover mettere in conto che, perché l’adozione si concluda, servono anche fattori che non dipendono da loro: ad esempio il fatto che le Autorità del Paese d’origine segnalino dei bambini adottabili e che questi siano in condizioni di salute considerabili compatibili con l’adozione internazionale. Vuol dire che l’Ente ha il dovere di adoperarsi per verificare che le informazioni ricevute dall’Autorità locali riferite all’adottabilità dei bambini proposti in adozioni corrispondano al vero senza limitarsi ad un ruolo di semplice passacarte. Questo implica, talvolta, anche il dire no a proposte allettanti, a scorciatoie e compromessi della serie “occhio non vede, cuore non duole” anche quando questo possa comportare il rischio di non conseguire il risultato tanto desiderato dalle famiglie che all’Ente hanno conferito l’incarico. Vuol dire, infine, che ad un Ente, per quanto esperto, non può essere richiesto di avere la sfera di cristallo e di prevedere il futuro delle adozioni in un determinato Paese, le sue instabilità politiche o le decisioni che le Autorità locali possono legittimamente assumere in materia di adozioni internazionali, anche quando queste sembrano contrastare con l’interesse dei bambini.
Capiamoci bene però: tutto questo non significa che l’Ente non abbia responsabilità di cui possa essere chiamato a rispondere. Deve certamente rispondere della propria eventuale negligenza, del non aver usato la dovuta diligenza nello svolgere i compiti affidatigli. E per verificare che un Ente sia veramente diligente è necessario approfondire anche da parte delle famiglie la comprensione del percorso che intraprendono e valutare bene fin dall’inizio cosa tale percorso comporta. Per fare questo è importante esaminare bene sia la Carta dei Servizi, sia il contratto di mandato che ogni Ente è tenuto a predisporre e sottoporre alle coppie conferenti e comprenderne a fondo le implicazioni e i limiti prima di conferire l’incarico.
I CONTRATTI DI MANDATO
Ma perché tra una famiglia adottiva e l’Ente Autorizzato si sottoscrive un contratto? Con l’entrata in vigore, nel 2008, dei “Criteri per l’autorizzazione all’attività degli Enti” (Delibera CAI 13/2008 https://goo.gl/leYIY8) la Commissione ha obbligato questi ultimi ad adottare una Carta dei Servizi nella quale è descritto con precisione e in modo chiaro il complesso delle attività necessarie per lo svolgimento della procedura adottiva internazionale e dei servizi offerti. Nella stessa Carta dei Servizi deve essere esposto il costo complessivo che la coppia sosterrà per l’intera procedura, escluse le spese di viaggio e di soggiorno all’estero, con specificazione dei servizi e delle attività necessari e di quelli opzionali e dei costi che a ciascuno di tali servizi e attività si riferiscono. Si tratta di un’evoluzione molto significativa rispetto a quanto avveniva nel passato, frutto anche del forte impegno del CEA – Coordinamento Enti Autorizzati e di ENZO B che al CEA aderisce, che hanno sollecitato per anni la Commissione affinché giungesse a questo risultato. In precedenza, infatti, il contratto di mandato era redatto discrezionalmente dall’Ente e i costi da sostenere erano indicati in modo vago e calcolati per molti Enti a consuntivo e spesso ambiguamente distinti tra quelli “di competenza dell’Ente” e quelli “non riconducibili all’Ente”. In questo modo non era infrequente la prassi che alle coppie venissero richiesti pagamenti in contanti, molto spesso direttamente all’estero, o venisse loro richiesto di sostenere molti costi procedurali non inizialmente esplicitati (es. traduzioni, legalizzazioni, visti, corrieri, spese di trasferta, costi di mantenimento dei minori, etc.) che facevano lievitare a dismisura la spesa a carico delle famiglie, con una scarsissima trasparenza complessiva. D’altro canto questa modalità di esposizione dei costi attraverso un rendiconto finale, pur esponendo le coppie a impegni economici potenzialmente indefiniti, era la “legittima” conseguenza del non aver previsto l’obbligo in capo all’Ente della redazione di un contratto chiaro contenente fin dall’inizio l’indicazione forfetaria dei costi che la coppia avrebbe dovuto sostenere. Prima che la Delibera 13/2008 entrasse in vigore la materia dei costi delle procedure era regolata dalla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 4 aprile 2003 “Attività di definizione di uniformi parametri di congruità dei costi delle procedure di adozione” (https://goo.gl/tlRu6i) e dalle Linee Guida emanate nel 2005 (https://goo.gl/ufBqiE). L’armonizzazione delle Linee Guida con le previsioni della Delibera 13/2008 sarebbe dovuta avvenire entro il 2010 come ancora pubblicato sul sito della CAI (https://goo.gl/MGBbue), ma ad oggi questo non è ancora avvenuto, ingenerando comprensibile confusione nelle famiglie.
La Delibera 13/2008 infatti richiede non solo che tutti i costi siano forfettariamente resi espliciti fin dall’inizio, ma anche che:
“i rapporti economici tra Ente e coppie che conferiscono il mandato devono essere regolati a mezzo di bonifico su apposito conto corrente bancario o postale. L’intero importo della procedura adottiva, suddiviso in tranches, deve essere versato direttamente in Italia all’ente, sia per i servizi resi in Italia, sia per i servizi resi all’estero.”.
In questo modo non solo la coppia è messa in grado di valutare in modo certo l’impegno economico da assumere, ma viene reso esplicito che l’Ente deve assumersi l’onere di gestire la procedura con le risorse richieste dalle famiglie senza aggiunte o supplementi da rendicontare a consuntivo.Per questo motivo ENZO B ha esplicitamente indicato nel proprio contratto di mandato che i costi indicati sono forfettari, omnicomprensivi e non soggetti quindi a conguaglio da richiedersi a consuntivo. Ne deriva il conseguente esonero dal rendiconto delle spese sostenute che ENZO B, alla stregua di altri Enti, ha inserito nel contratto.
MA TUTTI QUESTI SOLDI COME VENGONO USATI?
Se i costi sono forfettari, non variabili e omnicomprensivi ne deriva che non siano riferibili puntualmente alla singola procedura. E infatti i soldi che la coppia versa ad un Ente non vengono usati (solo) per la loro singola pratica adottiva, ma sono destinati al mantenimento della struttura organizzativa richiesta dalla normativa e che permette di portare a termine l’attività complessiva dell’Ente e, quindi, anche la singola procedura: i dipendenti e collaboratori in Italia e all’estero e le consulenze professionali – notai, avvocati etc. – di cui un Ente deve avvalersi per operare al meglio delle proprie possibilità. Ci sono le spese per le sedi, in Italia e all’Estero, certo, ma anche delle spedizioni, delle traduzioni, dei depositi, le marche da bollo o le visite mediche e il mantenimento dei bimbi in orfanotrofio, e tutto questo è incluso in quello che viene chiamato “Costo Estero”. Ed ecco perché ENZO B indica con chiarezza nella propria Carta dei Servizi e nel contratto di mandato che i soldi ricevuti per le varie fasi della procedura non sono rimborsabili, fatta salva una quota parte del costo per i servizi resi in Italia. Proprio perché, oltre a non essere chiesti in anticipo, sono riferiti a costi complessivi e non specifici della singola procedura che Enzo B sostiene a prescindere dalla buona riuscita della procedura stessa, ma proprio per fare tutto il possibile affinché ciò avvenga. Questa modalità, con minime variazioni di forma, è adottata da parte di tutti gli Enti Autorizzati, compreso l’unico Ente di matrice pubblica presente in Italia. E quando la procedura, pur gestita correttamente da parte dell’Ente, non si conclude con l’adozione desiderata, non è previsto il “rimborso” dei soldi versati proprio perché questi non rappresentano il corrispettivo per l’adozione di un bambino, ma per la conduzione di una procedura dall’esito eventuale. Anche per questo non è possibile differenziare i costi da procedura a procedura. Per quanto ENZO B e il CEA – Coordinamento Enti Autorizzati – si siano fatti promotori per anni di azioni tese a modificare il regime fiscale delle adozioni per renderle gratuite per le famiglie, questo ancora non è stato ottenuto. Ciò implica, tra le varie ricadute pratiche, che solo l’Ente di origine pubblica possa permettersi di applicare costi differenziati in base al reddito delle coppie, in quanto sovvenzionato dalla Regione in cui opera. Ricapitolando, i coniugi ci danno i loro soldi e la loro fiducia perché possiamo fare di tutto per portare a termine la loro pratica, non per avere la certezza di avere un figlio. Proprio questo è ciò che permette ad ENZO B e agli Enti seri ed eticamente ispirati di poter operare seguendo sempre l’interesse dei minori e senza dover ricorrere a “scorciatoie” per ottenere un risultato a tutti i costi.
ED ENZO B?
Consapevoli del difficile momento che molte famiglie stanno attraversando, abbiamo messo in atto un’azione di riorganizzazione interna tesa a migliorare l’efficienza e riducendo quindi di 1.000 € i costi dei cosiddetti servizi resi in Italia. Per quanto invece riguarda il “Costo Estero”, ogni Paese ha un suo specifico costo riportato chiaramente all’interno della Carta dei Servizi adottata dal nostro Ente. Sono costi comprensivi di tutto: il compenso del personale, i consulenti, le utenze, le sedi, le traduzioni, le legalizzazioni, i trasporti, le spedizioni, il mantenimento dei bimbi, gli accordi – laddove previsti – con gli Istituti d’accoglienza, le visite mediche e le analisi, sia quelle standard sia quelle straordinarie. Insomma, tutte le azioni necessarie e il personale connesso ad esse previsti in una procedura adottiva. Alla famiglia rimangono in carico viaggio, vitto e alloggio nel Paese. Non vi è altro: né corsi di formazione a pagamento, né traduzioni, né legalizzazioni, né altre voci di costo occulte o presentate con un rendiconto consuntivo. Siamo inoltre impegnati in una profonda opera di revisione della cosiddetta family experience, per continuare a garantire un servizio di qualità a bambini e famiglie, da una parte innovando le modalità di comunicazione e dall’altra iniziando ad immaginare nuovi momenti di formazione. La formazione è un momento di incontro con le famiglie. Anche in questo particolare aspetto stiamo rinnovando il nostro approccio. Senza rinunciare agli incontri in aula con altre famiglie, quest’anno daremo inizio ad una formazione che, utilizzando il WEB, possa raggiungere le coppie con una maggiore frequenza, fornendo strumenti utili per arrivare un po’ più sereni e magari anche un po’ più preparati all’incontro con i loro figli. Saranno incontri focalizzati sulle problematiche sanitarie, sui bimbi in età scolare, sull’alimentazione e la cucina etnica, sul gioco, sulle attitudini e talenti dei nostri piccoli.
UN ULTIMO CONSIGLIO
L’adozione è un percorso troppo importante per farsene un’opinione basandosi solo su voci, internet e passaparola. A maggior ragione quando le voci si affollano e il tam tam mediatico crea un assordante rumore di fondo è importante che ciascuna famiglia dedichi tempo e attenzione a comprendere bene tutti i passaggi, i costi e le concrete azioni che dovrà affrontare, comprese le incertezze e i rischi.
ENZO B è convinto che l’adozione sia non solo un atto d’amore, ma anche un’esperienza meravigliosa. E come tale richiede consapevolezza e rapporti fiduciari basati sulla reciproca conoscenza. Il consiglio è quindi quello di conoscere di persona gli Enti ai quali vi affiderete, di fare domande, essere curiosi, attenti e aperti mentalmente. Di non considerare la Carta dei Servizi e il contratto di mandato pura burocrazia, ma la base su cui costruire un rapporto di fiducia e di collaborazione che deve fondarsi sui pilastri della trasparenza e della chiarezza in modo da saper essere uno strumento solido anche per quei momenti di difficoltà e incertezza che, pur non auspicati, potrete trovarvi ad affrontare nel percorso dell’adozione.