Net2Share è un progetto sviluppato sul territorio di Torino, vincitore del bando Fatto per Bene della Compagnia San Paolo. Perchè il nome Net2Share? “Net” sta per la rete di soggetti locali che diventa protagonista di relazioni di aiuto e di prossimità; “2” perché connette due sistemi: quello del riuso di beni privati e quello delle donazioni mediate da un circuito commerciale; “Share” indica il risultato finale del progetto: redistribuzione e condivisione. Abbiamo voluto farci spiegare il progetto da un’addetta ai lavori, Barbara Oberto, un’entusiasta collaboratrice che ci illustra i vari aspetti di questa interessante iniziativa.

Prima di tutto, Barbara, presentiamo brevemente il progetto Net2Share: di cosa si tratta?

Net2Share è un progetto di solidarietà e sostegno a persone in difficoltà economica attraverso l’attivazione di un circuito virtuoso che coinvolge tutto il tessuto sociale della zona in cui opera: cittadini, commercianti, associazioni, scuole e parrocchie.

Come avete costruito e come funziona questo circolo virtuoso?

Siamo partiti dall’approfondire l’analisi del problema “povertà grigia”, del contesto locale in cui intervenire e della disponibilità degli attori di una comunità – abitanti, commercianti, organizzazioni locali – a collaborare per aumentare il valore delle piccole azioni di molti, agite nelle relazioni di prossimità. Abbiamo attivato un circuito che coinvolge la comunità locale e che genera valore per tutti. Funziona così: i cittadini che desiderano sostenere il progetto anticipano una donazione di importo anche minimo – parliamo di 5 € – e ricevono dei buoni sconto per un controvalore superiore a quello donato (per esempio a 5 € donati corrispondono 6 € in buoni sconto). I buoni sconto sono utilizzabili presso gli esercizi commerciali di prossimità aderenti all’iniziativa. Sono negozi di varie tipologie: alimentari, ma anche prodotti per l’igiene e la casa, cartolerie, mercerie, articoli sportivi e calzature, ed inoltre bar, gelaterie e acconciature. Le donazioni iniziali invece sono utilizzate per finanziare dei buoni acquisto prepagati che i beneficiari del sostegno economico potranno utilizzare per la loro spesa presso quegli stessi negozi.

Quali sono i beneficiari di questo progetto e in che modo ne beneficiano?

Mi piace pensare che tutti gli attori di Net2Share ne siano in qualche modo beneficiari: chi dona viene premiato per aver fatto la sua piccola parte per attivare la solidarietà nella comunità in cui vive, i commercianti che hanno occasione di incontrare nuovi clienti o fidelizzare quelli che già avevano e collaborano alla distribuzione del sostegno economico, e ovviamente i destinatari dei buoni spesa. Per quanto riguarda proprio costoro, come detto all’inizio, la nostra attenzione è rivolta a persone e famiglie che vivono un momento di difficoltà legata alla crisi economica e sociale di questi anni. Non si tratta di persone in stato di disagio estremo, di indigenza, per le quali esistono dei canali istituzionali di intervento, ma di quella che potremmo definire come ‘zona grigia’: sono coloro che pur avendo un lavoro faticano a far quadrare i conti alla fine del mese, per i quali spese anche banali (per esempio il materiale scolastico) possono costituire fonte di ansia e difficoltà.

Esiste quindi una “zona grigia” a cui voi vi dedicate, che problemi comporta appartenere a questa sorta di “limbo”?

Per esempio i criteri di selezione dell’intervento istituzionale – necessariamente restrittivi stante anche la scarsità delle risorse a disposizione – tagliano fuori coloro che non hanno un nucleo familiare numeroso, o la presenza in casa di anziani e/o di portatori di handicap; questo fa sì che molti trovino una difficoltà estrema ad avere aiuto, o che addirittura non rientrino nei criteri nemmeno per chiederlo (e penso a persone come i single, che le statistiche ci dicono essere sempre più numerosi).  A mio parere noi tendiamo a considerare l’esclusione come un criterio dall’alto verso il basso, ma funziona anche in senso inverso: non sei ‘abbastanza povero’ per avere diritto all’aiuto. Non va poi dimenticato anche un senso di pudore estremo che a volte frena coloro che fino a ieri conducevano un’esistenza senza eccessive difficoltà dal chiedere aiuto, dal riconoscersi fragile. Tutto questo contribuisce a rendere escluso tra gli esclusi.

Un’ultima domanda, più personale: che valori ti accompagnano mentre ti dedichi a questo progetto?

Al di là dei doveri sociali e morali di solidarietà e attenzione con i quali sono cresciuta, credo che saper guardare e ascoltare gli altri aiuti anche noi: non si tratta di sentirsi ‘migliori’, ma di rendersi conto che nel bene e nel male non siamo soli. In questo senso, mi piace citare John Donne, il quale  diceva: “Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è […] una parte del tutto”.

 

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